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Naturale, ecologico, amico dell’ambiente… Molti prodotti riportano queste etichette, ma spesso queste affermazioni non sono provate. 

L’UE vuole assicurarsi che tutte le informazioni riguardanti l’impatto di un prodotto sull’ambiente, la durata, la riparabilità, la composizione, la produzione e l’uso siano supportate da fonti verificabili.

I consumatori, in particolare qui in Sicilia dove il legame con la terra è profondo, cercano prodotti autentici, sostenibili e rispettosi dell’ambiente. 

Questo ha spinto molte aziende agroalimentari a “vestire” il proprio brand di verde.

Attenzione, però: tra l’intenzione di comunicare la propria sostenibilità e la realtà normativa c’è un abisso. 

Il Greenwashing non è solo un danno d’immagine, è un rischio legale che può portare a sanzioni salatissime e alla perdita di fiducia del consumatore.

L’Eccesso di “Naturale” non Provato.

Dichiarazioni generiche sull’ambiente relative ai prodotti prive di documentazione comprovante.

L’Errore: Utilizzare aggettivi generici ed emotivi come “100% Naturale”, “Vero”, “Puro” o “Tradizionale” su prodotti la cui filiera o composizione non rispecchia una certificazione o un dato oggettivo e verificabile.

Il Rischio: L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) interviene quando la dicitura generica non è supportata da evidenze concrete. Non basta l’immagine di un prato fiorito: se usi la parola “naturale”, devi essere pronto a dimostrare cosa lo rende tale, evitando ambiguità su ingredienti, additivi o processi di lavorazione.

2. L’Abuso delle Immagini Simboliche e Irrealistiche

L’Errore: Ricorrere a immagini evocative (foglie, acqua cristallina, mani che accarezzano la terra) che suggeriscono un impatto ambientale nullo o minimo, senza che l’azienda sia in grado di dimostrarlo attraverso un bilancio di sostenibilità o certificazioni specifiche (es. emissioni di CO2 compensate).

Il Rischio: Questo è il Greenwashing visivo per eccellenza. Si sfrutta l’emotività del consumatore. Se il tuo imballaggio suggerisce che l’intero prodotto è biodegradabile, ma solo una minima parte lo è, si configura una pratica commerciale scorretta per ingannevolezza.

3. La Dichiarazione Vaga e Imprecisa (Il “Vantaggio Nascosto”)

L’Errore: Concentrarsi su un aspetto ambientale positivo, minimizzando o ignorando completamente tutti gli altri impatti negativi. Esempio: “Il nostro packaging è riciclabile”, quando magari il processo produttivo ha un elevatissimo consumo energetico o idrico.

Il Rischio: Si inganna il consumatore focalizzando l’attenzione su un dettaglio trascurabile, omettendo informazioni fondamentali che potrebbero influenzare la sua scelta. La legge richiede che il messaggio green sia veritiero e non fuorviante nel suo complesso. La trasparenza deve riguardare l’intero ciclo di vita del prodotto, o almeno l’ambito specifico che si intende comunicare.

4. Il Richiamo alla Legalità come Vanto

L’Errore: Pubblicizzare un prodotto come “sostenibile” o “ecologico” semplicemente perché rispetta la normativa vigente. Esempio: un’azienda che vanta di non utilizzare sostanze già bandite dalla legge come se fosse un plus distintivo.

Il Rischio: Rispettare la legge è un obbligo, non un pregio da esibire. Questo tipo di comunicazione, se usata per suggerire un’eccellenza ambientale, è considerata fuorviante in quanto suggerisce un beneficio che in realtà è uno standard minimo richiesto a tutti i concorrenti.

5. L’Autocertificazione Senza Prova Tecnica o Scientifica

L’Errore: Affermare in proprio la superiorità ambientale (es. “Il più sostenibile della Sicilia”, “Il nostro processo è il più pulito”) senza il supporto di studi terzi, dati scientifici misurabili, o standard di settore riconosciuti.

Il Rischio: In assenza di una prova documentale e scientifica solida, il tuo messaggio è solo un’opinione e può essere facilmente contestato. L’AGCM e gli organi di controllo chiedono fatti, numeri e misurazioni. L’autodichiarazione è debole se non corroborata da un audit o da un organismo terzo.

La Soluzione non è Smettere di Essere Green, ma Esserlo a Norma di Legge

Il marketing agroalimentare è un campo minato, specialmente quando si toccano i temi della sostenibilità. Non è sufficiente avere buone intenzioni o affidarsi a un’agenzia che non conosce nel dettaglio le normative UE e le direttive specifiche per il settore Agri-Food.

Il tuo brand merita di comunicare la sua autentica sostenibilità, ma ha bisogno di farlo con l’ombrello protettivo della legalità.

Affidarsi a una consulenza legal food & green significa:

  1. Audit Legale: Analizzare e validare ogni messaggio pubblicitario prima che venga pubblicato.
  2. Preparazione Prova: Individuare i dati tecnici necessari per sostenere ogni claim ambientale.
  3. Conformità: Garantire che packaging, sito web e social media siano perfettamente allineati con le normative anti-Greenwashing.

Parliamo di come tradurre la tua etica green in una comunicazione legalmente inattaccabile.